lunedì 4 giugno 2012

Scossa di terremoto anche a Catania e Benevento, ed ora gli esperti si dividono sull'allarme-sisma al Sud


Una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2.2 della scala Richter è stata registrata dai sismografi dell'Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) in Campania in provincia di Benevento nel distretto sismico Sannio. Il sisma si è verificato alle 22.38 di ieri, ad una profondità di 16.1 km. L'epicentro è stato individuato alle coordinate nella zona dei Comuni di Apice, Buonalbergo, Paduli, San Giorgio la Molara, Sant’Arcangelo Treimonte, nel beneventano, Bonito, Casalbore e Montecalvo, nell’avellinese.
Ieri mattina, la terra ha tremato anche a Catania. Alle ore 10:10 l’Istituto Nazionale di Fisica e Vulcanologia (INGV) di Catania ha registrato una leggera scossa di terremoto di Magnitudo 2.4. L’epicentro del sisma è stato stabilito dagli esperti intorno al comune di Ragalna, tra Nicolosi e Santa Maria di Licodia, alle pendici dell’Etna. La profondità in cui i fisici dell’Ingv hanno individuato l’ipocentro della scossa è stata stimata intorno ai 9,9 km e proprio per questo motivo la popolazione ha avvertito a malapena il movimento della terra sotto i loro piedi.
In engrambi i casi, nessun danno a persone o a cose, ma il susseguirsi di scosse nell’area intorno al sud Italia allerta gli esperti.
Da un lato l’allarme per un presunto terremoto che avverrà al Sud Italia continua ad impazzare sul web, soprattutto quando si parla del vulcano sottomarino Marsili (che per gli esperti non crea apprensione), dall’altro ci sono le mappe sismiche dell’INGV aggiornate al 4 gennaio 2012, che mettono in evidenza le probabilità che un terremoto oltre la Ml 5,5 si verifichi in un punto della nostra Penisola entro i prossimi 10 anni.

L’istituto ha deciso di aggiornare periodicamente questi dati in modo tale da mettere la popolazione di fronte al reale rischio sismico in Italia, cercando di favorire così la prevenzione ai terremoti e migliorando gradualmente quella che potrà essere la “previsione”, quella tanto chiacchierata ultimamente e sulla quale i ricercatori non chiudono definitivamente la porta:”Se avessimo più fondi a disposizione, prevedere i terremoti sarebbe più semplice di quanto possiate immaginarvi”.

Da queste, spicca un maggiore rilievo nei confronti del Friuli Venezia Giulia ( 26% ) , seguito poi dal Fucino (24%), Irpinia (23,8%), Campania / Appennino Sannita (16%) e infine la Calabria compresa tra il 13% ed il 16%.

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