venerdì 20 luglio 2012

Marsili dorme, ma il Vesuvio?


Si parla già da molto tempo di Marsili come del prossimo imminente pericolo per l'Italia. Una sua possibile eruzione potrebbe causare addirittura uno tsunami e danni incalcolabili. Ma il Vesuvio? La furia di un terremoto è imprevedibile, ma lo sono anche quelle di frane ed eruzioni. E il Vesuvio desta non poche preoccupazioni, soprattutto in virtù del fatto che una sua esplosione interesserebbe un'area decisamente molto estesa. Costantemente monitorato, oggi il vulcano partenopeo rischia di prendere il posto di Marsili sulla scala dei rischi.
La Campania è una regione per definizione molto vulnerabile. Il passato ha conosciuto tragedie come l'Irpinia.Gli esperti dividono la regione in tre aree, ognuna contrassegnata da un coefficiente di rischio ben specifico: lazona tirrenica, le aree vulcaniche e ladorsale appenninica. In queste zone sono concentrati il 24 per cento dei comuni ritenuti a più alto rischio, il 65 per cento si troverebbe nella parte intermedia e, infine, solo 62 comuni sarebbero quelli con un pericolo meno evidente.
Terremoto o eruzione, secondo gli esperti, potrebbero essere direttamente collegabili. Sebbene l'energia sprigionata dal sottosuolo possa essere minore, vista la composizione morfologica delle rocce laviche, gli effetti potrebbero essere comunque drammatici considerando l'ipocentro, nel caso in cui questo dovesse essere superficiale. Secondo le statistiche, i terremoti registrati intorno alMonte Somma si sono scatenati ad una profondità di circa 5 chilometri. Mentre la massima magnitudo registrata dal 1944 è stata quella rilevata nel 1999 di 3,6. Basti tener conto che la magnitudo che distrusse Pompei nel 79 d. C. fu di 5,8.
Dunque è dal 1944 che il Vesuvio è in "letargo". Ma la devastazione che potrebbe seguire una sua esplosione è tema di numerose ricerche. Per il momento non si registrano significativi movimenti sismici, anche considerando quella che ha interessato la zona di Ischia lo scorso 12 luglio con una magnitudo di 4.1 e del quale neppure la stampa ha fatto molto clamore.
Tuttavia, l'elevata urbanizzazione sviluppatasi nella zona vulcanica desta preoccupazioni. Sono circa 600 mila le persone che vivono oggi alle pendici del Vesuvio, nonostante in passato l'emigrazione a causa della crisi occupazionale abbia contribuito a ridurre la densità della popolazione. L'Osservatorio Vesuviano dell'INGV non si pronuncia. Ma questo silenzio, forse, desta più preoccupazioni. A Napoli e dintorni, infatti, la gente vorrebbe sapere. Potrebbe trattarsi semplicemente di una tattica anti-panico verso la popolazione?

lunedì 16 luglio 2012

Scoperto un fiume con alberi e cascate sul fondo del Mar Morto

I fiumi in fondo al mare esistono. Gli oceani hanno molti segreti, e i fiumi sottomarini sono uno di loro. Gli scienziati però hanno scoperto un enorme fiume sottomarino che scorre lungo il fondo del Mar Nero. Questo fiume forma persino delle cascate ed è sorprendentemente costeggiato da alberi e piante. Si stima che questo fiume sottomarino sarebbe il sesto più grande al mondo in termini di volume di acqua. Si tratta di circa 350 volte il Tamigi e 10 volte il fiume più grande d’Europa, il Reno. Questa scoperta può aiutare gli scienziati a far luce su come la vita possa riuscire a sopravvivere nei profondi oceani lontano dalle ricche e nutrienti acque che si trovano sulla superficie terrestre. Il fiume sottomarino, raggiunge i 115 metri di profondità in alcuni punti. Gli scienziati dell’Università di Leeds, hanno utilizzato un sottomarino robotico per studiare un profondo canale che era stato trovato sul fondo del mare, e hanno così trovato un fiume di acqua molto salata. La creazione di argini e pianure alluvionali sono molto simili a un qualsiasi fiume sulla terra. L’acqua nei canali sottomarini è più densa dell’acqua del mare che la circonda perché ha una maggiore salinità e porta molti sedimenti. Questi canali sono in grado di fornire sostanze nutritive e gli ingredienti necessari per la vita in profondità. Questa non è la prima volta che viene scoperto un fiume sottomarino. Sotto il mare del Messico, vi è un fiume chiamato Cenote Angelita. E’ stato scoperto da Anatoly Beloshchin e il suo gruppo di subacquei.

India: pioggia rosso sangue cade dal cielo, panico tra i residenti!


 Anche se non e' la prima volta che accade questo fenomeno nello stato indiano delKerala,la pioggia di colore rosso sangueche e' precipitata dal cielo ha destato preoccupazione e panico tra la popolazione locale. Il fenomeno e' avvenuto lo scorso giovedi' intorno a 06:50 del mattino ed è durato per 15 minuti. La gente e' scesa in strada in preda al panico dopo aver visto colorarsi di rosso sangue i cortili delle loro abitazioni.

Un residente che ha raccolto il campione di acqua piovana, ha detto che l'acqua era scura come caffè nero ed aveva l'odore di barbabietola cruda. "Pensavo che qualcuno avesse ucciso qualche animale e il suo sangue si fosse mescolato con l'acqua sul cortile", ha detto. Akshay Sajeevan, un altro residente del luogo Secondo il dipartimento di meteorologia anche se la pioggia rossa è un fenomeno raro, non rappresenta un pericolo per la salute umana.


In effetti il fenomeno si e' ripetuto nel 2001 e nel 2006 sempre nella stessa regione,le analisi dei campioni del tempo evidenziarono la presenza di materia biologica cellulare nei campioni di acqua piovana prelevati.Diverse furono le ipotesi ma nessuna riusci' a spiegare in modo definitivo la vera origine del fenomeno.Non mi meraviglierei che si tratti di esperimenti militari legati al fenomeno delle scie chimiche.

sabato 14 luglio 2012

Napoli trema all'ombra del terremoto occulto

L'istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia con il suo fiore all'occhiello "l'osservatorio vesuviano" non pubblicano i dati relativi alla magnitudo degli ultimi eventi sismici. You-ng ha telefonato per chiedere spiegazioni ma ad oggi nessuna risposta concreta. 


Tempo fa pubblicai un articolo sul BIG ONE, il grande terremoto che in Sicilia atteso da 400 anni. L'idea scaturiva dalle dichiarazioni di Martinelli, direttore Enea di Bologna, secondo cui il sisma dovrebbe verificarsi entro i prossimi 24 mesi. 



Effettivamente Martinelli non ha proprio tutti i torti. E' vero che al sud ci si aspetta un terremoto di intensità medio-alta ormai da tempo. Quel che però sconcerta tutti, in particolar modo il popolo partenopeo, è la ferrea convinzione che, semmai dovesse succedere qualcosa nessuno sarebbe allertato. Una paura intima che per molti non trova fondamento, per chi ha vissuto il terremoto del 1980 invece si tratta di una logica sensata. A confermarlo sono anche i continui sciami sismici che si avvertono nelle zone residenziali situate proprio sopra i canali magmatici.



Il 10 Marzo 2012 sono state registrate oltre 100 scosse in pochi minuti. L'istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ne ha riportata soltanto una pubblicata sul sito non il 10 marzo, ma molto tempo dopo. C'è ancora chi, ignaro, dice: "ma non dovete preoccuparvi avete l'osservatorio vesuviano!". Così ci si tranquillizza e si consulta il sito web dell'INGV e… sorpresa! Tutte le scosse non vengono identificate nella magnitudo. Nelle note c'è scritto: "non supervisionato". 



Chiamo a tal proposito l'INGV o, meglio, l'Osservatorio Vesuviano che dovrebbe tranquillizzarci e risponde un tecnico che in quel momento che non si era accorto dei ritardi nella pubblicazione della magnitudo. Chiedo una qualche spiegazione anche ipotetica, ma mi dice di non saper rispondere a domande simili nonostante queste fossero chiare e nette: "scusi ma un Istituto come il vostro non dovrebbe servire a monitorare per dare informazioni nel più breve tempo possibile?" e lui imbarazzato: "Si, si, lei ha ragione!". Così proseguo: "e come mai la magnitudo del 5 Luglio, ad oggi non è stata ancora indicata?". "Signora non lo so, grazie di avermelo fatto notare" e prosegue: "forse hanno scritto così perchè non è stato supervisionato dalla Commissione, ma è comunque strano". A questo punto intervengo io: "ma perchè c'è una commissione?". Lui risponde: "si i dati non sono inseriti meccanicamente ma manualmente attraverso una commissione che li analizza". A spaventarmi non erano le sue risposte quanto quel silenzio interminabile che intercorreva tra una domanda e l'altra. In alcuni momenti mi sono trovata nella situazione imbarazzante di dover ripetere la stessa domanda. 



Poi arriva la notizia: Terremoto ad Ischia di 4.1. Si tratta di un'intensità di tutto rispetto. Il fatto che l'epicentro si trovasse in mare in realtà non è assolutamente rincuorante. Si tratta infatti di un aumento dell'attività magmatica generale. Napoli non vanta soltanto il "cannone dei cannoni" che riesce a spruzzare le sue ceneri per lunghissime distanze. Nel territorio partenopeo possiamo vantare un arco vulcanico molto ricco: ben 5 vulcani nell'area flegrea ed altri vulcani sottomarini. Come ciliegina sulla torta abbiamo il Vesuvio. Sul collegamento dell'attività magmatica dei vulcani flegrei con quella vesuviana il mondo dei vulcanologi è diviso in due. 



Nel 2011 il Daily Mail pubblica uno studio che lancia l'allarme: il pericolo per l'Europa non è il Vesuvio capace di spruzzare le sue ceneri fino in Albania, ma la Caldera dei Campi Flegrei. Si tratta di un complesso vulcanico che ha già causato uno sciame sismico di altissima frequenza nel 2010/2011 e che ha aumentato notevolmente la sua attività proprio negli ultimi mesi. Adesso come risposta, quasi come se i due poli vulcanici fossero in collegamento (e in questo si potrebbe avvalorare la teoria di alcuni studiosi), anche il Vesuvio ha aumentato la sua attività. 



Ma come mai l'INGV non riporta tutte le scosse avvertite? E come mai ne riporta sempre meno, non pubblicando nemmeno i dati sulla magnitudo? I dati vengono riportati sempre qualche giorno dopo l'evento sismico. In questo modo la stampa non ha più interesse a pubblicare notizie relative allo sciame sismico anche se si verifica un 3.3 che, in teoria, sarebbe degno di nota. Succede dunque che non si può proprio tacere solo quando si verifica un 4.1 come successo ad Ischia. Dinanzi ad un 4.1 infatti, nè la stampa ne l'INGV possono tacere. Se si tratta dunque di metodologie per placare la popolazione, dobbiamo dire che queste metodologie stanno per sortire gli effetti contrari. A Napoli qualcuno già parla di catastrofe ma noi non ci allarmiamo! A tutelarci sarà sicuramente l'INGV guidato da un Prof di ginnastica ed una porno star. Per gli eventi sismici di ieri però la magnitudo è ancora non disponibile… forse le pagelle usciranno la settimana prossima quando, forse, riusciremo a parlare con un responsabile.

martedì 10 luglio 2012

Il terremoto a Roma causato dalle attività vulcaniche dei Colli Albani


Il terremoto avvenuto a Roma è dovuto a deboli attività vulcaniche della struttura dei Colli Albani. Il terremoto è stato registrato alle 17.13 con una magnitudo di 3.5 della scala Richter pochi chilometri a nord dei laghi dei Colli Albani, alle porte di Roma, una zona che è stata spesso sede di terremoti di magnitudo moderata, generalmente inferiore a 5.


«L'ultima sequenza importante registrata nell'area, - ha spiegato Alessandro Amato, sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, - è avvenuta nel 1989-1990, quando migliaia di piccoli terremoti furono localizzati dalla rete sismica installata proprio per studiare la sequenza». I dati mostrano come negli ultimi 300 anni ci sono stati diversi periodi di attività intensa intervallati da quiescenze durate anche molti anni. Non esistono rischi nel breve periodo legati all'attività vulcanica: «Le attività sismiche dei colli Albani - spiega ancora Amato - sono dovute alle fasi tardo-magmatiche del vulcano con movimenti via via più deboli; la sua attività è iniziata circa 500.000 anni fa».

Scoperta una gigantesca piramide sul fondo del Triangolo delle Bermuda



Il Triangolo delle Bermuda è uno dei luoghi più misteriosi, pericolosi e, talvolta, mortali di tutto il pianeta Terra. Per decenni, intrepidi esploratori hanno cercato di risolvere l'enigma che si cela dietro i misteriosi fenomeni generati in questa particolare zona del pianeta. Lo stesso Cristoforo Colombo registra nei suoi diari strani fenomeni luminosi e malfunzionamenti della bussola. Si racconta di bizzarri eventi metereologici, sparizioni di navi e di aerei e di altri accadimenti enigmatici che non possono essere liquidati come fenomeni naturali. 
Alcuni ricercatori indipendenti, sono convinti che i misteriosi fenomeni del Triangolo delle Bermuda siano causati da una qualche tecnologia antica - o aliena - sommersa nelle profondità dell'Oceano Atlantico, un dispositivo ad altissima energia in grado di creare dei veri e propri portali spazio-temporali capaci di trasportare uomini e cose verso altri mondi e altre dimensioni.
Ora un team composto da esploratori americani e francesi ha confermato, in maniera indipendente, una scoperta incredibile che ai ricercatori è già nota dal 1968: una strutture gigantesca, una piramide di cristallo, forse più grande della Piramide di Cheope in Egitto, parzialmente trasparente, sembra poggiare sul fondo del Mar dei Caraibi e la sua origine, età e scopo sono del tutto sconosciute.
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La lunghezza della base della piramide è di 300 metri per 200 e il vertice della piramide si innalza a circa 100 metri dalla base. Una struttura gigantesca, forse più grande della Grande Piramide di Cheope in Egitto. Sulla cima della piramide ci sono due fori molto grandi, attraverso i quali l'acqua del mare si muoverebbe ad alta velocità generando dei vortici che influenzano fortemente anche la superficie del mare. I ricercatori impegnati sul luogo ipotizzano che questo movimento vorticoso di acque possa avere qualche effetto sul passaggio di barche e aerei, generando quell'alone di mistero che circonda l'area. 

Per quanto riguarda il materiale di composizione, dai risultati preliminari sembrerebbe che questa struttura sia fatta di vetro o di un simil-vetro (cristallo?), in quanto risulta completamente liscia e parzialmente traslucida. Comunque, per maggiori dettagli, i ricercatori rimandano ad uno studio più approfondito che offrirà risultati che al momento è difficile immaginare.

Una scoperta o una ri-scoperta?
In effetti, quella fatta dal team internazionale non è una scoperta ex-novo, ma una conferma di una scoperta avvenuta, quasi per caso, negli anni '60. Secondo le cronache del tempo, la piramide fu individuata per la prima volta nel 1968 da un medico, Ray Brown, Arizona. Brown si trovava in vacanza nei Caraibi a fare immersioni con i suoi amici al largo delle Bahamas, in una zona conosciuta come "La Lingua dell'Oceano", a causa della bizzarra conformazione del fondale marino.
Nel bel mezzo di una immersione, il dott. Brown raccontò di essersi ritrovato solo e mentre tentava di raggiungere i suoi amici, guardando verso il basso, notò una massiccia struttura innalzarsi dal fondo dell'oceano: un oggetto lievemente illuminato dal sole e che sembrava avere la forma di una piramide. Siccome era a corto d'aria, non spese molto tempo a studiare l'oggetto, ma si diresse verso i suoi amici.
Successivamente, nell'estate del 1991, il famoso oceanografo dott. Verlag Meyer, durante una conferenza stampa a Freeport fece una dichiarazione alquanto misteriosa. Meyer comunicò che durante una scansione con il sonar del fondale del famoso "Triangolo delle Bermuda", il suo team trovo ben due piramidi gigantesche, più grandi delle Piramidi di Giza, ad una profondità di 600 metri.
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Ma il fatto più sconcertante furono le dichiarazioni degli scienziati dell'epoca i quali, una volta osservati i dati e fatte le dovute considerazioni, affermarono che la tecnologia per produrre il materiale di costruzione delle piramidi era sconosciuta. Infatti, si trattava di un elemento simile al vetro di grosso spessore. Quindi le ipotesi erano due: o le piramidi erano state costruite in tempi recenti - circa mezzo secolo fa - con un qualche materiale di ultima generazione, oppure, se si vogliono collocarle in un tempo più remoto, bisogna ipotizzare che non sia di origine umana.

Poche notizie, imprecise e frammentate
Certo che se la notizia dovesse essere confermata anche dai media "ufficiali", non c'è dubbio che ci troviamo di fronte ad una scoperta sensazionale. Secondo il sito che ha lanciato la notizia, in Florida si è tenuta una conferenza di approfondimento al quale hanno anche partecipato i giornalisti locali. Eppure, al momento, aleggia una sorta di alone di segretezza o di studiato disinteresse. Sebbene la scoperta abbia sconvolto gli scienziati di tutto il mondo, pare che nessuno si stia affannando per organizzare una spedizione esplorativa di approfondimento. La vicenda è molto simile a quella dell'UFO sul fondo del Baltico, nella quale gli scopritori del misterioso oggetto hanno dovuto penare non poco per trovare i fondi e organizzare una missione esplorativa privata.
La posizione ufficiale dell'archeologia classica sembra essere quella di un sarcastico scetticismo, teso a ridicolizzare la scoperta di queste amenità. Eppure non è la prima volta che si scoprirebbe una piramide sottomarina. Basti pensare alle piramidi di Yonaguni, Giappone, scoperte nel 1987, quando alcuni subacquei si immersero nelle acque a sud dell'isola per studiare la grande popolazione di squali martello che si radunano nella zona. Fu il giapponese Kihachiro Aratake, nel corso di queste immersioni, che scoprì per caso quella che gli sembrò una struttura architettonica, una parte della quale è stretta tra due pilastri che si innalzano a otto metri dalla superficie. Nel suo insieme, le strutture rinvenute richiamano le piramidi egiziane.
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Da allora molti sono gli scienziati che hanno studiato il fenomeno, malgrado la presenza di forti correnti oceaniche, che rendono proibitive le immersioni. I fondali marini contengono quelle che sembrano essere le rovine di una civiltà formatasi alla fine dell'era glaciale. Sono state rinvenute tracce di flora, fauna e stalattiti che si formano abitualmente solo in superficie. La loro somiglianza con altri reperti del mondo antico ha portato qualcuno a teorizzare che potrebbero essere i resti di un'antica civiltà risalente a 10.000 anni fa. Altre analisi indicano che l'origine della struttura, che misura 120 m in lunghezza, 40 m in ampiezza e 20–25 m in altezza, possa risalire ad 8.000 anni fa.
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Bisogna anche ricordare la piramide sommerse del lago Fuxian, in Cina, scoperta nel 2006 da Geng Wei, capo del dipartimento di ricerca di monumenti sottomarini del lago Fuxian a Yuxi e che già aveva scoperto una serie di edifici in questo lago: "Questa piramide è diversa da quelle che si trovano in Egitto dal momento che la sua sommità è piatta. Questo genere di piramide piuttosto ricorda maggiormente gli edifici maya che hanno uno sorta di piattaforma anziche' una punta", affermo Wei al momento della scoperta. 

Chiaramente, se la notizia della scoperta della piramide sul fondo del Triangolo delle Bermuda venisse ufficializzata, le conseguenze sarebbero enormi. Gli archeologi si troverebbero costretti a trovare una spiegazione logico-razionale alla presenza di una piramide di cristallo sul fondo del Mar dei Caraibi. "Che diavolo ci fa una piramide in quel posto? Lì non ci dovrebbe essere nessuna piramide, anzi, non c'è nessuna piramide!". Ovviamente, il passo successivo sarebbe quello di dover affrontare uno dei temi più scomodi per l'archeologia ufficiale: l'esistenza di Atlantide. La Piramide dei Caraibi potrebbe essere la prova dell'esistenza di un antico continente sprofondato nell'oceano a seguito di un cataclisma di proporzioni globali? E il fatto che ci sia una piramide, struttura presente in ogni sito archeologico del pianeta, potrebbe indicare che in passato, in un'era pre-cataclisma, esisteva una civiltà globale umana evoluta, andata poi perduta a causa di una qualche distruzione globale? Queste domande fanno venire il mal di testa agli archeologi classici.

E' la piramide di cristallo a causare i fenomeni nel Triangolo?
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Alcuni ricercatori hanno ipotizzato per anni che sul fondo del Triangolo delle Bermuda vi fosse una fonte di energia capace di interferire con le radiotrasmittenti e i radar. Se la leggendaria Atlantide esisteva davvero, questa piramide potrebbe essere ciò che rimane di una potente macchina capace di produrre energia e che si trova ancora lì, intatta sul fondo dell'Oceano. Tale macchina, essendo di forma piramidale, potrebbe essere il modello storico originale al quale le culture successive si sono ispirate più tardi in tutto il mondo.
La piramide è una costruzione scoperta in ogni angolo della Terra: Nord, Centro e Sud America, Est Europeo, Medioriente, Siberia, Cina settentrionale e centrale. Qualcuno ipotizza che ce ne sia una anche sotto i ghiacci del Polo Sud, ma lo spessore del ghiaccio - oltre 1 chilometro - non permette nè conferme, nè smentite. Si può affermare che le piramidi planetarie sono l'indizio più evidente dell'esistenza dell'antico continente di Atlantide. Sull'annoso problema dell'effettiva esistenza di Atlantide, Rich Hoffman, esploratore e ricercatore, consiglia di spolverare la storia dell'archeologo dilettante Heinrich Schliemann, l'uomo che trovò e scavò le famose rovine della città di Troia, nonostante gli storici pensavano fosse solo una leggenda.
I ricercatori affermano che questa incredibile macchina energetica potrebbe essere in grano di attrarre e raccogliere i raggi cosmici dal cosiddetto "campo di energia" o "vuoto quantistico", e che potrebbe essere stata utilizzata come centrale energetica per la civiltà atlantidea (umani in pieno regola, solo più antichi di quanto crediamo!).

Un reperto archeologico della mitica Atlantide?
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Forse la Piramide dei Caraibi non fa parte direttamente del centro di Atlantide, ma di una sua succursale decentrata. Il dott. Maxine Asher, direttore del Research Association Mediterraneo Antico a Los Angeles, in un intervista di qualche anni fa dichiarò di essere "convinto che Atlantide era una super-civiltà globale che esisteva tra il 10.500 e il 10.000 a.C. e che sia stata sopraffatta da una catastrofe globale, forse quella registrata nella Bibbia e conosciuta come il Diluvio Universale di Noè.
Se Atlantide è esistita, dunque, probabilmente è da collocarsi alla fine dell'ultima era glaciale. La storia del suo affondamento si riferisce a massicce inondazioni dovute ad un brusco innalzamento delle acque, innescato da uno scioglimento improvviso delle calotte polari. Le ricerche dimostrano che il livello del mare si è innalzato di quasi 400 metri e nessuna tecnologia avanzata avrebbe potuto salvare Atlantide da un simile disastro.
Da questo punto di vista, il mistero delle Piramidi sul fondo del mare è risolto. Stiamo semplicemente prendendo atto dei risultati di un evento catastrofico che ha colpito la Terra migliaia di anni fa, generando un rialzamento del livello del mare che ha spazzato via molte civiltà. Gli abissi degli oceani restano la grande frontiera sconosciuta dell'esplorazione umana. Ci troviamo in un momento storico nel quale la scienza conosce più la superficie della Luna che non le profondità degli Oceani, e forse esplorare le profondità dell'Oceano ci aiuterà ad esplorare meglio le profondità del grande mistero dell'Uomo.

giovedì 5 luglio 2012

Nuovo Reperto Maya Conferma Il 21 Dicembre 2012 Come Fine Del Calendario


Un nuovo testo Maya è emerso dalle giungle del Guatemala, confermando la cosiddetta "data finale" del calendario, il fatidico 21 dicembre 2012.

Considerato uno dei più significativi geroglifici trovati negli ultimi decenni, l'iscrizione vecchia di 1300 anni. contiene il secondo riferimento noto alla "data finale", ma non prevedere la fine del mondo.

"Il testo parla di storia antica e politica piuttosto che profezie e disastri" ha detto Marcello A. Canuto, direttore della Tulane American University per il Medley Research Institute, ha detto.

Intagliata su una scala in pietra, l'iscrizione è stata trovata presso le rovine di La Corona, nella fitta foresta pluviale del nord-ovest del Guatemala, da un team internazionale di archeologi guidati da Canuto e dal collega Tomás Barrientos della Universidad del Valle de Guatemala.

Gli archeologi hanno fatto la scoperta, dopo che hanno deciso di scavare davanti a un edificio che era stato gravemente danneggiato circa 40 anni fa da saccheggiatori in cerca di pietre scolpite e tombe.

"Sapevamo che avevano trovato qualcosa di importante, ma abbiamo anche pensato che potevano aver lasciato qualcosa" ha detto Barrientos.

In effetti, gli archeologi non solo hanno recuperato 10 pietre con geroglifici, ma anche qualcosa che i saccheggiatori hanno perso, un testo incontaminato, su una serie di 12 pietre squisitamente intagliate ancora nella loro posizione originale.

In combinazione con i blocchi, i saccheggiati, la cui scala originale aveva un totale di 264 geroglifici, lo rende uno dei più lunghi testi antichi Maya conosciuti e il più lungo trovato in Guatemala.

Secondo David Stuart, direttore del Centro Mesoamerica dell'Università del Texas a Austin, che ha decifrato i geroglifici, l'iscrizione scalinata registra 200 anni di storia di La Corona.

56 geroglifici sono stati delicatamente scolpiti nella pietra e fanno riferimento al 2012, commemorando la visita reale a La Corona (che gli antichi Maya chiamato Saknikte) da parte del sovrano Yuknoom Yich'aak K'ahk' dalla capitale Maya di Calakmul, il 29 gennaio del 696 dC

Conosciuto anche come Fuoco Claw o Zampa di Giaguaro, Yuknoom Yich'aak K'ahk 'aveva subito una sconfitta militare, l'anno prima, durante una guerra con il vecchio rivale Tikal a Calakmul (si trova nella moderna Peten, in Guatemala).

"Gli studiosi avevano ipotizzato che il re Calakmul fosse morto o fosse stato catturato in questo scontro, ma questo nuovo testo straordinario da La Corona ci dice il contrario", ha detto Stuart.

Sulla scia della sconfitta, il sovrano Maya ha visitato La Corona e gli alleati di fiducia per dissipare i loro timori dopo la sua sconfitta.

Secondo gli archeologi, il 2012 di riferimento sarebbe stato una mossa politica da parte del re Calakmul, che ha voluto rassicurare i popoli La Corona dopo la sconfitta subita.




La chiave per comprendere il riferimento al 2012 è un titolo unico che il re ha dato di se stesso, hanno gli archeologi.

Nel testo, si definisce il "13 K'atun signore", il re che ha presieduto e celebrato una conclusione importante del calendario Maya, il 13 K'atun, ciclo del calendario, nell'anno 692.

Al fine di vantare se stesso ancora di più e mettere il suo regno in un ambiente eterno, il re Maya si è collegato in avanti nel tempo a quando il prossimo periodo superiore del calendario Maya, avrebbe raggiunto lo stesso numero 13 il 21 dicembre 2012.

"Questo era un momento di grande agitazione politica nella regione Maya e questo re si sentì obbligato ad alludere ad un ciclo più ampio di tempo che succede alla fine nel 2012", ha detto Stuart.

La scoperta è coerente con l'unico altro riferimento alla data del 2012 presente nelle antiche iscrizioni Maya, il Monumento 6 di Tortuguero, in Messico.

"Questo testo ci mostra che in tempi di crisi, gli antichi Maya hanno usato il loro calendario per promuovere la continuità e la stabilità, piuttosto che prevedere l'apocalisse", ha detto Canuto.


Foto 1 e 2
Il principe Calakmul è raffigurato durante una visita a La Corona 696. Credit: David Stuart;

Una delle pietre intagliate recuperate dagli archeologi. Credit: David Stuart.

mercoledì 4 luglio 2012

Trovata l’Atlantide del Mar del Nord


Un mondo nascosto, sotto l’acqua del Mare del Nord, è stato scoperto dai sommozzatori che lavorano con i team scientifici dell’Università di St Andrews.

Doggerland, una vasta area di terra asciutta che si estendeva dalla Scozia alla Danimarca che fu lentamente sommersa dalle acque tra i 18.000 aC e 5500 aC.

La scoperta si deve alle ricerche petrolifere che scandagliando i fondali hanno trovato resti di un ‘mondo sommerso’ con una popolazione che all’epoca poteva contare su decine di migliaia di abitanti.

Potrebbe essere stato il ‘cuore vero e proprio’ dell’Europa. Il territorio si estendeva dal Nord della Scozia fino alla Danimarca e giù per il canale della Manica, fino alle Isole del Canale.

Si presume che fu colpito da uno tsunami devastante.

Il dottor Bates, un geofisico, ha detto: ‘Doggerland era il vero cuore dell’Europa fino a quando il livello del mare è salito fino a coprire tutto, lasciando le coste così come le vediamo oggi.


Il progetto di ricerca è una collaborazione tra St Andrews e le Università di Aberdeen, Birmingham, Dundee e Galles Trinity St David.

La ricerca, frutto di una meticoloso lavoro durato 15 anni sul campo, intorno alle acque torbide del Regno Unito.

Usando una combinazione di modelli geofisici dai dati ottenuti dalle compagnie petrolifere e del gas e le testimonianze dirette da materiale di recupero dal fondo marino, il team di ricerca è stato in grado di costruire una ricostruzione della terra perduta.

I risultati suggeriscono l’immagine di una terra con colline e valli, paludi e grandi laghi con grandi fiumi che sfociavano su un litorale contorto.

“Abbiamo trovato molti reperti sommersi con caratteristiche che sono molto difficili da spiegare con cause naturali, come ad esempio tumuli circondati da fossati e tronchi di alberi fossilizzati sul fondo del mare, selci lavorate ed ossa di grandi animali del passato” hanno riferito gli studiosi.

E’ stata allestita una mostra “The Summer Science Exhibition della Royal Society che si terrà dal 03-08 LUGLIO 2012 presso la Royal Society di Londra.

Trovata la "particella di Dio"oggi l'annuncio a Ginevra


Il Bosone di Higgs, che spiega come mai tutte le cose nell'universo abbiano una massa, era stato teorizzato 48 anni fa dal fisico che gli aveva dato il nome. Al Cern si susseguono le verifiche ma siamo ormai su un margine di certezza molto ampio. La scoperta costringerebbe di nuovo gli scienziati a rivedere i loro modelli, a porsi nuove domande e a esplorare nuove strade per trovare le risposte di ELENA DUSI

IL FISICO teorico Peter Higgs l'aveva detto nel 1964: esiste una particella sconosciuta che spiega come mai tutte le cose nell'universo abbiano una massa. Mercoledì al Cern di Ginevra, 48 anni più tardi, verrà dato l'annuncio: la particella che nel frattempo è diventata famosa come "bosone di Higgs" è finita finalmente nella rete degli scienziati. L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare ha fissato la sala delle grande occasioni, ha messo in fresco lo champagne che lo stesso Higgs aveva chiesto nel caso in cui qualcuno avesse trovato la particella da lui teorizzata, e ha diramato gli inviti.


Sulle caratteristiche esatte del bosone di Higgs nulla è ancora certo. I dati raccolti in 18 mesi di lavoro dal grande acceleratore di particelle Large Hadron Collider (Lhc, un anello sotterraneo di 27 chilometri di lunghezza che fa scontrare protoni quasi alla velocità della luce) di Ginevra vengono furiosamente analizzati in queste ultime ore. Un minimo margine di incertezza della scoperta esiste ancora, e soprattutto ci si chiede se il bosone di Higgs "catturato" a Ginevra sia esattamente come i fisici teorici si aspettavano, o non nasconda - come sospettano in molti - caratteristiche nuove e sorprendenti. Scoprire dei tratti inaspettati in quella che per la sua importanza è stata soprannominata la "particella di Dio" costringerebbe gli scienziati a rivedere i loro modelli, a porsi nuove domande e a esplorare strade alternative per trovare le risposte. Il bosone di Higgs viene considerato la particella capace di dare una massa alla materia perché prende forma all'interno del "campo di Higgs". Questo campo viene descritto in termini non tecnici come una sorta di melassa che permea lo spazio e ostacola il moto delle particelle. Proprio come fa la massa che più è grande, più svolge una funzione di freno.


Nel frattempo Peter Higgs, 83 anni, ha preso un volo per Ginevra, dove gli verrà dato un posto in prima fila al seminario di mercoledì. Accanto a lui ci saranno altri tre fisici teorici che hanno contribuito a sviluppare i dettagli del "campo di Higgs", e che oggi soffrono un po' l'eccesso di fama del loro collega dell'università di Edinburgo. 

Ma per non essere scavalcati nella pluridecennale corsa alla "particella di Dio", ieri i rivali del Cern, gli americani del Fermilab di Chicago, hanno annunciato i dati definitivi del loro lavoro di ricerca, iniziato nel 2001 e concluso a settembre dell'anno scorso per esaurimento dei fondi concessi dal governo Usa. Rispetto all'acceleratore di Ginevra, quello americano riesce a vedere alcune particelle diverse. Ma la precisione dei dati di Chicago è molto inferiore rispetto allo strumento europeo. 

Mercoledì in molte università italiane e nella sede romana dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), l'ente che contribuisce per l'Italia alla ricerca del Cern, sono previsti collegamenti video con Ginevra. La diretta di alcuni atenei è anche aperta al pubblico alle 10 del mattino. E per Stephen Hawking, il celebre astrofisico britannico che anni fa scommise sulla non esistenza del bosone di Higgs, potrebbe arrivare forse il momento di pagare il suo pegno.

martedì 3 luglio 2012

Canada: sprofonda una strada creando un cratere di 200 metri!


Canada - Un ampia sezione della Hignway 83 nei pressi di Asessippi Provincial Park e' crollata durante la scorsa settimana sprofondando in alcuni punti fino a 5 metri.


Circa 200 metri della highway 83 sono sprofondati tra  tra le comunità di Russell e Roblin. Karen Goraluk,che gestisce un campeggio nelle vicinanze, ha detto che il cratere formatosi martedì mattina era quasi cinque metri di profondità in alcuni punti.Ma alcune ore piu' tardi l'imponente cedimento geologico era sprofondato di altri 2 metri rendendo impraticabile l'arteria stradale.


L'uomo riferisce che c'erano stati fenomeni di erosione sotterranea in passato ma mai un fenomeno del genere era mai accaduto, numerosi curiosi sono accorsi a vedere il mostruoso cratere formatosi.

lunedì 2 luglio 2012

SCIENZA: TERREMOTI / preoccupante situazione geologica italiana: allarme Vesuvio


L’allarme è stato lanciato da studiosi italiani e statunitensi: il Vesuvio sarebbe destinato a una nuova, violenta eruzione con conseguenze enormi per la popolazione


CAMPANIA ultime notizie NAPOLI – www.unonotizie.it – Dopo le violente scosse di terremoto avvenute in Emilia Romagna, occhi puntati sui maggiori fenomeni studiati dalla vulcanologia e dalla sismologia italiana. Secondo il geologo Annibale Montana, intervenuto in una conferenza di carattere scientifico, il Vesuvio sarà destinato a una nuova eruzione.

Lo studioso ha anche sottolineato i pericoli sociali connessi all’attività del vulcano di Napoli. Le autorità starebbero infatti facendo un grave errore a tacere o a lasciar correre su norme di sicurezza e costruzioni abusive ai piedi del Vesuvio, fidandosi troppo del fatto che i serbatoi di magma siano, al momento tranquilli.

Sulla probabile, imminente eruzione del Vesuvio è della stessa opinione anche il professor Flavio Dobran, docente della New York University, che ha descritto uno scenario a dir poco agghiacciante. Dobran ha studiato il Vesuvio, e sulla base di una serie di dati e statistiche, continua a sostenere con assoluta certezza che l'eruzione sarà di portata davvero catastrofica.

I numeri parlano chiaro secondo Dobran: il Vesuvio è a riposo dal 1944, ma la storia insegna che le eruzioni su larga scala arrivano una volta ogni millennio. Le eruzioni su media scala si verificano una volta ogni 4-5 secoli e quelle su piccola scala ogni 30 anni. Ebbene siamo purtroppo arrivati al momento in cui potrebbe verificarsi di fatto un’esplosione a larga scala. L’ultima di questa portata si verificò il 24 agosto del 79 d.C. 

domenica 1 luglio 2012

Zurigo sommersa dalla grandine


Un violento temporale verificatosi nella notte tra sabato e domenica nel canton Sciaffusa ha provocato lo sradicamento di diversi alberi. La corrente elettrica è stata interrotta in varie zone durante un lungo momento, ha indicato oggi la polizia cantonale sciaffusana, precisando che nessuno è rimasto ferito.
Piogge torrenziali si sono abbattute su tutta la regione, dalla città di Sciaffusa sino a Stein am Rhein. Alberi sradicati e rami strappati hanno perturbato il traffico.
Nel canton Berna, i temporali sono stati accompagnati a tratti da grandine, fortunatamente senza fare grossi danni, hanno precisato le forze dell'ordine bernesi. Il tetto di una casa è stato danneggiato nel Giura bernese e inondazioni dovuti alla grandine si sono verificate a Hindelbank. A Bolligen, un albero è stato colpito da un fulmine.
Secondo MeteoSvizzera, cellule temporalesche abbastanza violente, accompagnate da venti che soffiavano a una velocità media di 60-90 chilometri orari, hanno attraversato la Svizzera, dal Gran San Bernardo al Rheintal, passando per l'Oberland bernese, Lucerna, Zurigo e Sciaffusa.
Punte massime di vento a 123,5 km/h sono state registrate a Steckborn, nel canton Turgovia.
In pochi minuti la grandine ha piegato gli alberi e sfogliati e la strada si è trasformata in un tappeto verde. Molte strade in città si sono allagate a causa delle forti piogge e sul lago di Zurigo molte imbarcazioni sono rimaste danneggiate dalla furia dei venti. Nel quartiere Seebach di Zurigo in alcuni punti la coltre di grandine ha raggiunto i 20 centimetri di altezza.
Nel canton Turgovia questa mattina i chicchi di grandine erano grandi come palline da tennis e si presume che i danni provocati dalla tempesta siano nell'ordine di grandezza di migliaia di franchi. A Steckborn, sempre in Turgovia, sabato sera è caduto un albero su un'auto occupata dal guidatore e la sua famiglia. Soltanto leggere le ferite riportate dagli occupanti dell'auto.
Il fronte temporalesco si è spostato dalla regione di Berna a Zurigo per poi raggiungere Turgovia e lago di Costanza.
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